sabato 17 febbraio 2007

Il primo regalo.

Mi regalò questo libro. Non so perchè mi è tornato tra le mani in questi giorni...forse lo stavo cercando.
Ricordo la sua macchina rossa ed i suoi vestiti.
Non sapeva ancora bene dove abitassi ed allora mi feci trovare sul ciglio della strada. Passò a prendermi per fare due chiacchiere e perchè aveva voglia di vedermi. Erano circa le sette della sera e da lì a poco sarebbe andata a lavorare. Le dissi che strada fare per andare in un posto in collina dove ci fosse un po' d'aria (era fine giugno e faceva molto caldo...) e poche zanzare. Giunti, scendemmo ed io mi appoggiai alla macchina, guardando il panorama sotto di noi. Lei mi si avvicinò e mi disse che voleva donarmi una cosa, senza sapere che me ne stava donando un'infinità nel solo tempo di quell' istante.
Era un libro...questo libro. Era proprio il suo, perchè sulla copertina c'è ancora adesso il suo nome abbreviato, scritto con un pennarello nero. Dentro molti appunti...frasi...pensieri. Molti dei quali cancellati con, probabilmente, lo stesso pennarello. Ma non tutti. Forse si imbarazzava di farmeli leggere...almeno per alcuni valeva questa cosa.
Ricordo che mi disse fosse il suo libro preferito.

Ricordo che avrebbe voluto darmi un bacio.


"Il sole non era ancora sorto. Il mare non si distingueva dal cielo, solo che il mare era appena increspato, come una stoffa aggrinzita. Mentre il cielo sbiancava, una linea scura si stendeva poco a poco sull'orizzonte a separare il mare dal cielo e la stoffa grigia si striava di fitte linee che si rinnovavano sotto la superficie, inseguendosi perpetuamente, una dopo l'altra. Nell'avvicinarsi alla riva ogni linea si alzava, si accumulava, si frangeva, e spazzava la sabbia con un tenue velo d'acqua bianca. L'onda si fermava, poi tornava a ritrarsi, sospirando come chi dorme nell'altalena inconsapevole del suo respiro. A poco a poco la linea cupa dell'orizzonte si schiariva, come se in una vecchia botiglia di vino il sedimento fosse precipitato, lasciando verde il vetro. Anche il cielo le si schiariva dietro, come se il bianco sedimento vi fosse precipitato o il braccio di una donna distesa sotto l'orizzonte avesse alzato un lume, e piatte strisce di bianco, verde e giallo si aprissero nel cielo come le stecche d'un ventaglio. Poi lei levò più alto il lume e l'aria parve diventare fibrosa e strapparsi dalla superficie verde, vibrando e ardendo in fibre gialle e rosse, come la fiamma che rugge fumosa in un falò. A poco a poco le fibre brucianti del falò si fusero in un unico alone, in un'unica incandescenza che sollevò in vetta il peso del grigio cielo lanoso e lo trasformò in una miriade di atomi di un delicato azzurro. La superficie del mare si fece pian piano trasparente e si stese increspata e scintillante, finchè le linee quasi si cancellarono. Lentamente il braccio che teneva il lume lo alzò sempre più in alto, e infine apparve un'ampia fiamma; un arco di fuoco bruciò sull'orlo dell'orizzonte e il mare tutt'intorno avvampò d'oro."

V.Wolf - "Le Onde"

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Così sei salvo! Non ti sei definitivamente perso nella letteratura!, ma hai spezzato questo mare di impulsi elettrici avendo come vela la nostalgia di un bacio mai ricevuto: procedi pure, dunque! Avanti così!
Inadatto a postare qualsiasi cosa, mi limito ancora a commentare, con umiltà, quanto vai raccontando di te stesso a noialtri.
Un abbraccio. Lucio

Marco ha detto...

Poche sono le persone più adatte di te a scrivere qualcosa...
E' un bel modo di condividere con altri, questo. E' come alleggerirsi di pensieri che vorresti venissero ascoltati nel momento stesso in cui hai la possibilità di esprimerti. La magia di internet, che invece che spoetizzare, ti fa sentire vicino a tante persone...qualsiasi cosa esse pensino di te...e di ciò che pensi.
Che meraviglia...

Anonimo ha detto...

Veniamo dalle caverne: almeno io. Abbiamo portato via con noi la parte ancestrale (i francesi, riferendosi agli "antenati", usano propriamente la parola "ancestors") che credevamo ingenuamente di avere abbandonato dentro le pelli degli animali cacciati e uccisi. Rechiamo in noi una sorta di inesaurita diffidenza: più stretto è il legame con il passato profondo e inconscio, maggiore è la distanza psicologica da tutto ciò che è impalpabile e volatile. Comprendiamo la pietra scolpita, persino la fragile carta (addirittura la carta! che si strappa, che brucia, che ingiallisce, che si frammenta), ma ci facciamo estranei - perchè tutto sommato davvero lo siamo - rispetto all'elettricità che si fa parola.
Così comprenderai che quest'uomo primitivo, nel "pigiare" i bottoni e nello scrutare uno schermo, si sente incerto. E al contempo inebriato di un sano stupore.
Grazie della affascinante esperienza.