venerdì 29 febbraio 2008

Consiglio

Se una pattuglia della polizia vi ferma e scende un uomo in borghese, con in mano una strana bombola, datemi retta, schiacciate a tavoletta sull'acceleratore...


"Non è un paese per vecchi" di Ethan e Joel Coen (2007)

giovedì 28 febbraio 2008

Dreamin' pt.1

Un mio Sogno?


Poter andare a lavoro in bicicletta...

mercoledì 20 febbraio 2008

La realtà delle cose...

Discutevo pochi giorni fa con un amico sul nostro personale modo di vedere il mondo e di rispondere ad esso in modo del tutto legato a quella che è la tua natura.
Un discorso simile l'ho fatto pochi giorni prima anche con la MeiMei.
Lui sosteneva di sentirsi limitato, in un certo senso, per non riuscire a slegarsi da tutti quei vincoli mentali che lo portano , anche nel quotidiano, a ragionare in modo efficiente e secondo schemi ben precisi, del tipo "devo fare questa cosa, allora faccio così che è il modo più corretto per farla". La sua ipotesi è che un certo tipo di ragionamento va assolutamente bene per il suo lavoro di tipo tecnico, ma che lo priva di quell'estro creativo che gli permetterebbe di scrivere, di vedere, magari anche di sentire quelle piccole realtà, che poi forse proprio realtà non sono, attorno a lui. Come sentire che ci sono stimoli attorno a noi e non poterne godere perchè chiusi nell'ordine scientifico della propria mente.
La sua idea di limitazione era legata al fatto che una persona che invece possiede una mente più portata, per così dire, all'arte, un metodo lo può imparare. Una persona di natura metodica, o comunque più "rigorosa" non può invece liberarsi degli schemi che lo hanno sempre accompagnato, perchè è l'unica chiave di lettura per la realtà che possieda.
Mi chiedeva come si fa ad uscirne.
Io non ho una risposta.
Certe cose forse sono genetiche. Non trovo che uno sia meglio dell'altro. Trovo invece che una cosa sia più adatta a qualcuno piuttosto che a qualcun'altro.
Il voler sapere come funzionano tante cose..."[...] Così in qualche modo si pensa di riuscire a capire quali sono i meccanismi che sottendono le variazioni del sistema nervoso autonomo, ossia quello che ti fa battere il cuore, respirare etc[...]".
Sono cose molto importanti, alcune anche a livello scientifico. Ma sono cose che ad una persona, forse anche ignorante, come me, non riescono ad interessare. Il metodo viene sostituito dalla magia.
Per me il cuore batte perchè ci sono le donne. Ci sei tu.
Il respiro perchè c'è la pioggia che bagna la campagna...e per i fiori...per la tua pelle.
E' come se ingerissi brani di realtà e dopo averli fagocitati, li rivomitassi. Quella è la mia personale realtà.
Quella che non mi permette di vedere nitidamente i contorni.
Quello che non ha senso, può assumerne uno... o forse più.
Quello che non si vede, ad un tratto diventa materia. E viceversa.


Questa notte ho sognato un uragano, come questo...

venerdì 15 febbraio 2008

Grazie a Dio...

Thanks God...it's Friday!
E' arrivato anche questa volta il fottuto venerdì...io vi saluto con un brano dei Digitalism, tratto dall'ultima uscita di casa Kitzunè Records (che oltre ad essere un'etichetta, è un brand di abbigliamento, nonchè organizzatori di eventi) la compilation "Kitsunè Maison Compilation 5".

BOOOOOOM!

Digitalism - Pogo (Digitalism's Robotic Remix)

Buon fine settimana, dancefloor addicted che non siete altro...

giovedì 14 febbraio 2008


Buon S.Valentino a tutte voi...ma ricordate che i miei baci sono letali...
...
come i baci dei serpenti.


Walk among the cobras, babe.

lunedì 11 febbraio 2008

Place to call my home


"Posso sentire la terra che si muove
Posso sentire la strada che chiama

Posso sentire il sapore del partire e del polline

Il prezzo della benzina presto salirà


E sulla strada troveremo la nostra casa

Troveremo un luogo dove stare soli

Tutto quello che volevo era vagare

Trovare un posto da chiamare...


Posso sentire il cielo che cade

Posso sentire la musica che risuona

Il sapore dei rifiuti, l'uomo sta predicando

La fine è vicina, ma fuori portata


E sulla strada troveremo la nostra casa

Troveremo un luogo dove stare soli

Tutto quello che volevo era vagare

Trovare un posto da chiamare...


Posso vedere quelle cose cambiare
Sento qualcuno che sta dicendo

"Non puoi mettere un ritornello mobido

Quel qualcosa è sbagliato nel mio cervello"


Ma sulla strada troveremo la nostra casa

Troveremo un luogo dove stare soli

Tutto quello che volevo era vagare

Trovare un posto da chiamare la mia casa


Tutto quello che volevo era vagare
Tutto quello che volevo era vagare

Tutto quello che volevo era vagare

E trovare un posto da chiamare la mia casa"



Dan Sartain "Place to call my home", dall'album "Dan Sartain Vs. The Serpientes", per qualche dì nella rubrichina "Sto ascoltando...", alla destra dello schermo...

sabato 9 febbraio 2008

Il Re vive...


...come vi dicevo in questo post.
Io so dov'è...
Elvis Presley, stanco della vita da rock star...delle donne che non valevano nulla...del continuo stress a cui era sottoposto, decise di cambiare vita. Almeno per un po' di tempo.
Così andò dal suo sosia più somigliante e degno di prendere il posto del Re e con lui firmò una carta in cui si stipulavano le clausole per prendersi un periodo "di ferie" a tempo indeterminato, mettendo al suo posto il sosia Sebastian Haff.
Purtroppo queste carte bruciarono in uno sfortunato incidente. Elvis dovette vivere il resto della vita di Haff, mentre quest'ultimo morì nelle circostanze che tutti conoscono.
Flash!
Salto temporale.
Elvis, o meglio il sosia di se stesso, si sveglia.
E' in un letto...come di un ospedale.
Non è un ospedale...è una casa di riposo per anziani. Lui è molto malato e sufficientemente anziano.
Ma i suoi occhiali e le sue basette sono perfetti. Non potrebbe essere altrimenti.
Conosce un uomo di colore che dice di essere l'ex presidente JFK, scampato all'attentato.
Elvis non gli crede. Jfk non crede che lui possa essere Elvis.
Pari.
Ma qualcosa non quadra.
Uno dopo l'altro gli anziani muoiono.
Il Presidente informa Elvis di strane scritte egizie sulle pareti dei bagni.
La minaccia di una mummia cow-boy (Bubba Ho-Tep appunto) si abbatte sugli anziani della clinica. Cosa starà mai cercando? Perchè vuole le anime di quegli anziani?
Lui è Elvis.
Lui può fermarla.


Non mi credete? Beh, allora guardate il film "Bubba Ho-Tep", nato dalle parole di J.R. Lansdale, per la regia di Don Coscarelli.
Il film è del 2002 e non credo che molti di voi l'abbiano potuto vedere o abbiano comunque avuto il fegato di farlo.
In realtà, dietro ad una trama che sembra la classica trama di un b-movie, si nasconte una brillante riflessione sulla solitudine delle persone, sulla loro decadenza spirituale, del senso che può avere la vita quando non si ha più nulla da perdere.
Bruce Campbell interpreta un Elvis perfetto, nei modi e nella voce (si, perchè esiste solo in versione originale...se non masticate molto l'inglese, esiste anche una versione sottotitolata in italiano, in rete).
La fotografia è davvero molto curata. I dialoghi sono spiritosi ed intelligenti. Le riflessioni riportano lo spettatore ad una dimensione più intima e profonda, saggiamente alternata a momenti di cazzeggio e di volgarità da spanciarsi dalle risate.
Vi prego di procurarvelo perchè davvero molto carino e decisamente originale.

"Never fuck with The King..."

Bubba Ho-Tep Homepage

domenica 3 febbraio 2008

Le mie scarpe rosse...


"Oh, sono solito essere disgustato
e adesso sto tentando di divertirmi.
Ma da quando le loro ali si sono arrugginite,
lo sai, gli angeli vogliono indossare le mie scarpe rosse.
Ma quando mi parlarono della loro parte dell'affare,
è quando io capii che non potevo rifiutare.
Non perderò altro tempo, ora che gli angeli vogliono indossare le mie scarpe rosse.

Ti guardavo mentre ballavi lontano da me.
Il nostro amore si fratturò nell'eco.
Com'è possibile che tutti vogliano esserti amici?
Tu sai che mi fa ancora male, anche soltanto dirlo. [...]"

Elvis Costello "(The Angels Wanna Wear My) Red Shoes" (1977)


"[...] Alla fine del servizio divino, i fedeli abbandonarono la chiesa. La vecchia signora risalì in carrozza; Karin aveva già il piede alzato per seguirla, quando alle sue spalle risuonò ironica la voce del soldato:
- Ma guardate che belle scarpette da ballo!
E all'improvviso Karin provò l'irresistibile bisogno di fare due passi di danza...una volta cominciato, non le riuscì più di fermarsi. Le sue gambe piroettavano come se non potessero sottrarsi al volere delle scarpette rosse. Giunse così all'angolo della chiesa e chissà fin dove sarebbe andata, se il cocchiere non l'avesse rincorsa e portata di peso fin nella carrozza. Ma i piedi continuavano ad agitarsi, tanto che la vecchia damadiede loro un energico scapaccione e finalmente, sfilate le magiche scarpette, le gambe di Karin poterono fermarsi.
Non appena a casa, le scarpe vennero relegate in fondo a un vecchio armadio, ma Karin non riusciva a dimenticarle. [...]"

Hans Christian Andersen "Le Scarpette Rosse" (1845)


E' forse il rosso che ci frega.
Anche il diavolo viene raffigurato tradizionalmente di colore rosso. Le scarpette rosse.
Non nere. Nemmeno marroni.
Rosse.
Il desiderio ed il dolore.
Il desiderio è il dolore.
Tienile strette anche quando scalciano.
Lucida la vernice delle tue sofferenze perchè presto ti farai bella mostra di loro e mangerai nel fango come tutti i tuoi simili.
Come tutti i miei simili.
Hai paura? Chi non ce l'ha.
In fondo viviamo per quel minuto di serenità.
Io e te siamo "fantasmi d'elettricità"...
e a me basta...