Nuovo album per il mio amato duo dell'Ohio, Patrick Carney (batteria) e Dan Auerbach (voce e chitarra). Il quinto, se non erro...
Sostanziale cambiamento nel suono, più che nel vero e proprio spirito della loro musica. La differenza è abbastanza evidente, specie quando si scopre che dietro a questo lavoro ci sta un certo Joseph Burton, più conosciuto con l'a.k.a. di Danger Mouse, che produce l'intero disco.
Leggendo una recensione su Rumore, ho sorriso una volta giunto al punto in cui si diceva che è stato un lavoro inciso con un "budget" migliore, potendosi addirittura permettere un vero e proprio studio come si deve (vabbè, questo è quello che dicono loro...diamo il giusto peso alle parole), invece della registrazione tipo saletta in cantina, migliorando così il loro suono "sporco", quel lo-fi che a me piaceva tanto e gli conferiva un non so che di vintage, un abito perfetto per un sound che pareva evaporare dal delta del Mississippi.
Ok, qui il groove è stato mantenuto, il disco è un ottimo disco...tutto sta dove dovrebbe essere. I due hanno fatto il salto di qualità. Ma perdonatemi se quel flauto così blaxploitation nel brano Same Old Thing non mi suona così ben amalgamato come dovrebbe. Se quei suoni a volte soul come in So He Won't Break (doveva cantarci Ike Turner, in più di una traccia) non me li vedo proprio in un disco dei Black Keys. Junior Kimbrough era la strada da continuare a seguire, a mio parere...
Essere fedeli a se stessi non è sbagliato, anche quando si tratta di rimanere in una cantina a registrarsi i propri album.
La vita è una questione di priorità.
Uno come Junior Kimbrough nacque nel fango e ci morì.
Uno come Danger Mouse è un producer cool, che può farti entrare ai parties più fighi (oppure può anche tirarti fuori un capolavoro come "DangerDoom" in compagnia di quel matto di MF Doom)
Solo una questione di priorità.
Magari si sono solo rotti di continuare a fare del blues...niente di male.
In soldoni: il loro disco più riuscito e quello che però io personalmente metto in ultima posizione in base al mio personalissimo gusto.
Degustibus...
The Black Keys Homepage
Pagina MySpace (qui potete ascoltare in streaming qualche estratto)
P.S.
Il disco uscirà il primo di aprile, mi sembra di ricordare. Ovviamente ci sono vari modi per poterlo avere prima del tempo. Scaricatelo se volete, ma io vi consiglierei invece di comperarvi "thickfreakness" del 2003 e "Rubber Factory" del 2004. Così andate sul sicuro.
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4 commenti:
A forza di leggere recensioni, ti sei messo a scrivere allo stesso modo! Pensa quando sarai socio onorario del club della musica analogica...
non li conosco, ma acceto volentieri il consiglio!
;) bacioni!
Mah, caro Marco.
Non so. Forse è più classic-blues un disco come questo.
Inizialmente ho avuto i tuoi stessi pensieri. Poi, ascoltandolo e riascoltandolo, ho cambiato idea: in fin dei conti sappiamo quanto i Black Lips rendano coi vestiti sporchi.
Se suoni la chitarra e hai una voce come Auerbach (e soprattutto un padre come il suo) prima o poi da un disco così ci devi passare.
E secondo me ti vai a cimentare con una fetta di mercato ancora più stronza della solita. Perchè non piacerai alla gioventù indie. Non piacerai troppo a chi era abituato alle tue sonorità più low-fi.
E farai fatica ad essere preso in considerazione dai puristi (quelli che hanno le discografie complete di Buddy Guy,Albert Collins,Albert King,Robert Cray etc)anche se hai fatto un disco DIRETTO SOPRATTUTTO A LORO.
Un bel casino.
Quindi, alla fine, complimenti per il coraggio.
Io sono con Dan.
A presto Marco.
@ Giulia: il club l'ho fondato IO!
@Saretta: mi dai sempre delle soddisfazioni!
@Deni: non sono certo del fatto che siano partiti con la coscienza di cimentarsi con un pubblico più critico, su due fronti ben distinti. Sono piùttosto convinto che il fatto di poter collaborare con qualcuno che in fin dei conti sta godendo di un successo più "pop" (i Gnarls Barkley li conoscono praticamente tutti)li abbia convinti di poter raggiungere un numero maggiore di orecchie, magari meno attente perchè abituate a non esserlo, invece dei meno numerosi (comunque molti) appassionati del loro sound, dandogli inevitabilmente delle inflessioni diverse, che mi fanno storcere il naso in qualche passaggio.
Naturalmente la mia stima non è cambiata nei loro confronti. Continuerò a supportarli nel mio piccolo.
Grazie del tuo interessante intervento Deni.
A presto.
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